Conte ha annunciato una Fase 2 finta, così rischiamo la desertificazione

Sconcertati. Questo è il termine più appropriato per definire lo stato d’animo degli italiani dopo la conferenza di Conte di ieri sera.

Il premier è ora circondato da centinaia di esperti e da numerose task-force, oltre che da ministri e sottosegretari, che si ostinano a trattare tutto il territorio nazionale esattamente nella stessa maniera, senza fare alcuna distinzione ed a dichiarare senza alcuna distinzione quel settore aperto e l’altro chiuso.

A ormai due mesi dall’inizio dell’emergenza che ha determinato il blocco totale dell’Italia, con aziende allo stremo ed attività commerciali in ginocchio, è necessario applicare un piano differenziato in base al territorio preso in esame ed alla diversa incidenza del contagio, senza penalizzare alcun settore.

Il rischio è la desertificazione della spina dorsale dell’Italia, costituita dalle piccole e medie imprese, dagli artigiani che non sono in grado di sopportare oltre il peso economico di questo blocco imposto dal governo.

Applicando le previste norme di sicurezza, dalle mascherine, al distanziamento, come già facciamo per andare a fare la spesa si può far ripartire in tutti i settori, smettendola di penalizzare questo o quello.

Nel capoluogo ed in tutta la provincia di Viterbo inoltre, non sussistono le preoccupazioni delle grandi città, dove le persone per raggiungere il posto di lavoro si spostano con i mezzi pubblici.

Nella Tuscia, dove gli spostamenti si effettuano con mezzi privati, è doveroso dare l’ok alla ripartenza, affiancandola ai controlli e a un costante monitoraggio della progressione della malattia, pronti eventualmente a circoscrivere ed intervenire.

Non da ultimo, l’uso continuo ed indiscriminato dello strumento del dpcm da parte del governo, con l’annessa stucchevole presentazione tv, non permette la discussione e la modifica in Parlamento di queste disposizioni.

Questi decreti del Presidente del Consiglio non possono essere né discussi né cambiati in commissione o in aula, il che rende tutto molto più grave e preoccupante.

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